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Ignace PLEYEL
à Paris (°1807)

Vous trouvez ici deux biographies,
le premier de 1831 en italien,
et le deuxième en 1841 en français.

1831

Ignaz PLEYEL

"Cenni sopra Ignazio Pleyel.

Se la sete di lama fosse il primo bisogno dell'artista, se per lui nell'esercizio della sua arte, qualcosa non vi fosse di più sublime e di più puro di quella soddisfazione d'amor proprio che risulta dal pubblico favore : se finalmente, secondo l'espressione di un antico; egli non cantasse che per le Muse e per sè, penoso sarebbe lo spettacolo del naufragio di tante riputaioni create da un capriccio della moda, e colla stessa facilità da un altro capriccio distrutte.

Per buona ventura il godimento più vivodel poeta, del gran pittore o del musico risiede nella produzione delle opere del suo talento, e questo godimento lo sarcisce con usura dei disgusti che possono assalirlo. La fama non suole accompagnare che il merito reale; ma il fanatismo divora quelli che alla prima sembra favorire.

E chi occasionò mai più fanatismo di Pleyel ?

Chi altri godette di una riputazione più universale, d’ una sovranità più assoluta nell’ arte della musica ? 

Per più di venti anni, non vi fu né prefessore nè dlv lettante di musica che non trovasse diletto nelle ispirazioni del suo genio, non luogo per remoto che si fosse in cui le opere sue non fossero conosciute, non mercante di musica di cui egli non facesse la fortuna.

Riprodotta sotto tutte le forme dalle speculazioni del commercio, la sua musica occupava i momenti d’ ozio dell’ allievo il più inesperto, come dell’ artista il più abile; ella abbracciava tutto il regno istrumentale, e pareva che niun’ altra ve ne fosse.

Ma non v’ha cosa, il cui uiso smoderato non generi nausea. Pleyel ne fece la trista esperienza. Gfingrati che a lui andavano debitori di tanti piaceri, si stancarono d’ offrire incenso sempre allo stesso idolo, e‘ l’omaggio esclusivo che a lui tributavano lini con un abbandono assoluto.

La modestia del’ artista cedette forse con troppa facilità a quel cambiamento di fortuna. Stanco di trionfi non usò di quanto ancora gli rimaneva di forze per conseguirne de’ nuovi: altri lavori occuparono la sua vita; talenti più giovani si produssero, ed una generazione nuova si innalzò, la quale non s‘ informò neppure dell’ esistenza di un uomo che aveva formata la delizia della generazione precedente.

Nato nel 1757 a Rupperstahl piccolo villaggio a poche leghe da Vienna, Ignazio Pleyel fu il vigesimo quarto figlio di Martino Pleyel maestro di scuola del luogo, e d’ una signora d’ alto lignaggio, che quel matrimonio disuguale fece diseredare da suoi genitori.

La madre d’Ignazio Pleyel perdette la vita nel darla a lui. Martino si rimaritò, ebbe quattordici altri figli dalla sua seconda moglie, e mori in età di 99 anni.

Educato, come si educa in Germania, Ignazio Pleyel apprese gli elementi della musica insieme a quelli della sua lingua. La sua disposizione per quest’ arte si manifestò di buon’ora, e parve abbastanza, deciso perchè si mandasse a Vienna, ove studiò il piano forte sotto la direzione di Wanhal.

1772

Fino all’età di 15 anni egli non ebbe altri maestri, ma in quell’ epoca, (verso il 1772), il conte Erdödy, gran Signore ungherese lo prese a proteggere, e lo collocò presso Giuseppe Haidn, di cui egli divenne nello stesso tempo allievo e pensionario.

Quel generoso mecenate si era incaricato di pagare egli stesso il prezzo della pensione, che era di cento Luigi Panno, somma considerabilissima per quei tempi. Per cinque anni che Pleyel passò presso Haidn, si occupò assiduamente degli studi che quel grand'uomo gli faceva fare.

Un circonstanza singolare, ignorata da tutti biografi d'Haidn, poco mancò non rompesse per sempre la buona armonia che regnava fra il maestro e l'allievo.

Quando Haidn aveva finito un'opera nuova, egli aveva l'abitudine di lasciarla per qualche tempo prima di rivederla per farvi le correzioni che poteva credere necessarie.

Ora avvenne, che avendo avuto alcuni dispiaceri, quel gran musico si sentì trascinato a comporre un'opera di sei quartetti, tutti in tuono minore.

Secondo il suo costume egli lasciò il manoscritto sul suo piano forte, e dimenticò intieramente le idee contenute in quell'opera, come gli accadeva ogni volta che aveva scritte qualche cosa.

Passato un po' di tempo, egli volle rivedere quell'opera, della quale aveva conservato buona opinione, ma la cercò in vano; ell'era sparita nè più la rivide.

Pleyel solo viveva intimamente in casa sua. Haidn non dubitò ch'egli non fosse l’autore del furto, e rimase fermo in questa opinione ad onta di tutte‘ le proteste del suo allievo.

Alla fine il sincero attaccamento di quest’ ultimo lo convinse della sua innocenza; gli rendette tutta la sua amicizia, n'è gli rimase altro che il dispiacere d‘ aver perduto una delle sue più belle opere.

Quello che rende più singolare quest’ aneddoto ai è, che il ladro non approfitti del tesoro che aveva rubato: mai quei quartetti non furono pubblicati.

1776

Pleyel era vicino a compiere i venti anni di età: egli aveva quasi terminato i suoi studi, quando Gluck ritornò a Vienna nel 1776, dopo aver fatto rappresentare il suo Alceste a Parigi.

Pochi giorni dopo il suo arrivo egli andò a vedere Haidn, che gli fece sentire il suo quartetto in fa minore che appena aveva terminato. Indifferente una si bella composizione non poteva essere per il ristauratore della tragedia lirica; egli lodolla molto.

Allora Haidn gli chiese la permissione di fargli sentire un pezzo composto da quello ch'egli chiamava il suo allievo favorito.

Questo saggio del talento di Pleyel fu encomiato da Gluck che gli disse: n Mio bravo giovine; ora che avete imparato a mettere le note sulla carta, non vi resta da imparare altro che a cancellarne.

1777

Nel 1777, Pleyel uscì dalla Casa di Haidn per andar dal suo protettore, il Conte Erdódy, che lo nomino suo Maestro di cappella. Ma sebbene questa posizione olfrisse qualche attrattiva al giovine musico, egli era preoccupato violentemente dal desiderio di visitare Vltalia.

Il Conte si oppose da principio a questo suo desiderio, ma cedendo finalmente alle sue istanze gli somministrò i mezzi per fare il viaggio, e Pleyel partì per Napoli.

Il suo talento per la musica strumentale si era giù ma. nifestato nella composizione della sua prima opera di quartetti, nella quale si scorgeva una facilità naturale a produrre delle melodie felici, ed una maniera tutta sua.

Per una singolarità notabilissima, Haidn, nelle lezioni che gli aveva date pel corso di cinque anni, non gli aveva mai parlato del ritmo musicale, e non gli aveva fatto travedere che vi fossero delle regole riguardo alla somiglianza delle frasi.

Egli era ancora in questa ignoranza quando scrisse la sua prima operafll suo istinto musicale gli aveva fatto trovare questo ritmo necessario; ma essendoglì sfuggito un errore di questo genere in un bflinuelto, le osservazioni critiche di un suo amico gli fecero conoscere, che esistevano precetti da lui fino allora ignorati.

Italia

Arrivato in Italia, Pleyel strinse amicizia con tutti gli artisti celebri che brillavano allora, e con quelli che lodivennero posteriormente. Cimarosa, Guglieltni furono di questo numero.

Per le occasioni che egli ebbe di sentire Marchesi, Guadagni, Pacchiarotti, la Gabrielli e vari altri famosi cantanti che fiorivano in quel tempo, si formò il suo gusto.

Nardini viveva tuttora, Pleyel potè sentirlo ed ammirarlo: conobbe pure Pugnani e vari altri artisti di grido che facevano la gloria dell'Italia in quell’ epoca la più bella e più meravigliosa della storia della musica italiana.

A Napoli fu presentato al re che lo accolse con molta bontà e gli chiese dei pezzi di mlìslca per la llra, strumento ch’egli suonava. Pleyel glie'ne scrisse vari.

Sebbene la natura del suo talento lo portasse verso la musica strumentale, volle provare le sue forze sulla scena e compose per il gran teatro di Napoli l'lfigenia, che piacqne e fu tradotta in tedesco.

Germania - 1781

Tornato in Germania nel 1781, Pleyel non vi si fermò lungo tempo. Tutto occupato delle rimembranze dell’ Italia, volle di nuovo visitare quella patria delle dolci melodie, ed andò a Roma, evi ‘era ancora nel 1783, nel momento in cui Cherubini scrisse la sua opera lo Sposo di treî femmine.

Questa seconda dimora di Pleyel in Italia fu più breve della prima. Richter maestro di cappella della cattedrale di Strasburgo aveva allora 74 anni, e sentiva il bisogno d’ avere un sussidio nel suo impiego : fu offerto a Pleyel il posto di Maestro di cappella aggiunto colla sopravvivenza del titolare; egli l’accettò, e nello stesso anno 1783 andò a prenderne possesso.

Questa sua nuova situazione l’ obbligava a scrivere îdella musica di chiesa: egli compose in fatti varie messe e mottetti che furono bene accolti ; sgraziatamente tutte queste composizioni furono consumate insieme a quelle di lìichter in un incendio accaduto alcuni anni dopo.

I dieci anni che scorsero dal 1783 fino al 1793 furono l’ epoca della vita di Pleyel in cui egli produsse il maggior numero di lavori.

I suoi quartetti di violino c le sue sonate di‘ piano, acquìstarono allora la celebrità di cui parlammo.

Le edizioni di queste opere moltìplicavansì all’ infinito, e si stampavano con una profusione incredibile a Vienna, a Berlino, a Lipsia, a Oflenbach, a Parigi, a Londra ed in Olanda.

La riputazione di Pleyel eclissava quella di tutti gli altri compositori, e non si voleva sentire altra musica che la sua. Egli aveva, composto anche delle sinfonie, e sebbene le proporzioni della sua musica fossero un po’ troppo piccole per quel genere, pure esse avevano avuto dell'incontro a motivo delle melodie piacevoli che contenebano e della loro facilità d’ esecuzione.

Esìsteva a Londra da vari anni un’Accadcmia settimanale conosciuta sotto il nome di Professional Concert.

Vari artisti ed amatori si erano associati per sostenere lo stabilimento.

1791

Nel 1791 Salomon, violinista che aveva grandissima riputazione, immagiuò di dare per sottoscrizione dodici grandi accademie alla sala di Hannover-Square, e per gareggiare vantaggiosamente contro il Professional Concert, egli impegnò Haidn a dargli una gran sinfonia nuova per ogni accademia.

Haidn andò in fatti a Londra, e le sue sinfonie produssero unelfetto straordinario. Queste furono le ultime dodici che scrisse.

Il successo che aveva ottenuto l’ intrapresa di Salomon indusse questo musico a continuarla l'anno successivo.

Gli amministratori del Professiolutl Concert videro allora le necessità d’opporre al loro compositore un’attrattiva di curiosità che potesse richiamare gli amatori, e scritturarono Pleyel, il quale si recò a Londra verso la fine del 1791 o scrisse varie sinfonie.

L’incontro ch’ebbe la sua musica fu prodigioso. Egli aveva superato sè stesso e si era mostrato degno di stare a fronte del suo illustre maestro.

Sgraziatamente il Professional Concert fu sciolto alcuni anni dopo, la biblioteca fu dispersa, è le sinfonie di cui Pleyel non aveva conservato copia furono perduto per sempre.

La sua scrittura di Londra era stata fatta per 1200 lire sterline. Questa‘ somma ed alcune altre sue economie misero Pleyel in istato di comprarsi un fondo ad alcune leghe da Strasburgo.

Richter era morto in settembre del 1791, e Pleyel gli era succeduto nel titolo di primo’ Maestro di cappella della cattedrale : ma la rivoluzione che era scoppiata, avaudo fatto cadere il culto cattolico, Pleyel perdette il suo impiego e si ritirò nella possessione che aveva acquistato, ma non vi fu lasciato tranquillo. Il posto che aveva coperto per lungo tempo lo poneva nel numero di quelli che allora si chiamavano Aristocrati.

1793

Sette volte egli fu denunziato nel’1793, è soltanto là fuga poté sottrarlo alla‘morte; finalmente venne arrestato in casa sua di notte e fu condotto innanzi agli ufficiali municipali di Strasburgo.

Interrogato sulle sue opinioni, protestò del suo cìvismo : ma si esigè da lui per prova, che scrivesse una specie di dramma per l’ anniversario del 10 agosto, di cui uno dei Septembriseurs aveva scritto le parole : bisogno dunque accettare.

Pleyel chiese di poter tornare a casa sua per scrivere con maggior comodo, il ché gli fa conceduto; ma rimase sotto la guardia dì due gendarmi e del poeta, che gli dava tutti gli schiamenti de’ quali aveva bisogno.

Dopo un lavoro non interrotto di sette giorni e sette notti, il dramma fu termlnato e l'Autore ritornò a Strasburgo per dirigerne l’ esecuzione.

Entravano in quella musica sette campane. Queste campane che erano state prese da varie chiese, furono sospese alla ‘volta della cattedrale.

Il primo suono che rendettero fu un accordo perfetto che produsse un effetto così straordinario, che Pleyel cadde in deliquio.

Gli abitanti di Strasburgo conservano tuttora la memoria dalla impressione che fece su di loro quella bell’ opera di Pleyel, il cui spartito esiste presso la sua famiglia.

1795 - Parigi

Disgustato per quell' ravvenimento dall’ abitare in provincia, Pleyel vendette la sua possessione e passò con tutta la sua famiglia a Parigi verso il principiare del 1795.

L’incontro sempre crescente della sua musica gli fece nascere in mente il pensiero di trarne per sè il vantaggio ch’essa procurava ai mercanti della capitale e di farsene egli stesso editore.

Stabili per conseguenza una fabbrica di pianoforti. Questi stabilimenti prosperarono, ma le cure ch’ essi esìgevano lo distolsero a poco a poco dal comporre, e molto tempo prima che morisse cessò di scrivere.

Nulla di meno egli aveva composto dodici quartetti che rimasero inediti, ben superiori riguardo alla jattura a quanto aveva prima pubblicato, e che provano ch'egli era tuttora nel vigore del suo talento quando si condannb al silenzio. Questi quartetti eccitarono l’ ammirazione di vari artisti distinti.

Dopo una carriera così laboriosa Pleyel si era ritirato in una possessione che aveva comprata lontana da Parigi, ed ove si abbandonava al suo gusto per l’ agricoltura.

Viveva colà felice quando la rivoluzione di luglio gli cagionò delle inquietudini sulla sicurezza de’ suoi possessi. La sua salute aveva già sofferto i suoi iucomodì si accrebhero, e dopo tre mesi di patimenti quasi continui, il 14 novembre scorso passò a miglior vita.

Pleyel si era ammoglìato nel 1788 ebbe 8 figli dal suo matrimonio. Il maggiore de’ suoi figli il sig. Camillo Pleyel Pianista e compositore distinto, avrebbe potuto acquistarsi una riputazione brillante, ma le cure ch’ egli ha creduto dover prestare alla sua manifattura di piano forti, e la buona riuscita di questa, l’hanno distratto dall’esercitare i suoi talenti.

Molte ricerche bisognerebbe fare per ritrovare i titoli di tutte le composizioni di Pleyel, atteso i tanti modi in cui esse furono riordinate.

Se ne ìndicheranno soltanto le principali: si conoscono di lui ventinove sinfonie incise; nove opere di quartetti per violino; quattro opere di quintetti; varie opere di terzetti per due violini e basso, o per violini alto e basso; dei duetti ; delle suonate e dei concerti di violino, dei concerti e delle sinfonie concertate per piano forte, ed una quantità di sonate per lo stesso strumento; oltre a molte altre opere che troppo lungo sarebbe l’ enumerare.

Tutte queste opere furono per lungo tempo in voga; ora esse hanno soggiaciuto all’effetto d'un cambiamento totale nel genere della musica strumentale." L'Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri, Volume 4, 1831, p. 614-616

1841

Ignaz PLEYEL

"PLEYEL. (IGNACE), compositeur célèbre, né en 1757, à Ruppersthal, petit village a quelques lieues de Vienne, fut le vingt-quatrième enfant du maître d'école de ce lieu, et d'une jeune dame de haute naissance, que cette union disproportionnée avait l'ait déshériter par ses parens.

La mère d'lgnace Pleyel perdit la vie en la lui donnant ; Martin Pleyel se remarie, eut quatorze autres enfans de sa seconde femme, et mourut à l'âge de quatre-vingt-dix-neuf ans.

Élevé comme on l’est en Allemagne, Pleyel apprit les élémens de la musique en même temps que ceux de sa langue.

Ses dispositions pour cet art se manifestèrent de bonne heure et parurent assez remarquables pour qu'on l'enroyât à Vienne, où il étudia le piano, sous la direction de Wauhall.

1772

Jusqu'à l'âge de quinze ans, il n'eut point d'autre maître; mais à cette époque (vers 1772), le comte Erdœdy, grand seigneur hongrois, le prit en all'ection, et le fit entrer chez Joseph Haydn, dont il devint à la fois l'élève et le pensionnaire.

Le Mlécène généreux s'était charge d'acquitter le prix de sa pension, qui était de cent louis par au somme considérable pour ce temps.

Cinq années se passèrent, pendant lesquelles Pleyel se livra avec assiduité aux études que lui faisait faire le grand artiste.

Une circonstance singulière faillit rompre la bonne intelligence qui régnait entre le maître et l'élève. Lorsque Haydn avait terminé un ouvrage nouveau, il avait l'habitude de le laisser pendant un temps plus ou moins long avant de le revoir, pour y l'aire les corrections qu'il jugeait nécessaire.

Or, il arriva qu'ayant eu quelques chagrins de cœur, ce grand musicien se sentit entraîné à composer un œuvre de six quatuors qui étaient tous dans le mode mineur.

Suivant sa coutume, il en laissa le manuscrit sur, son piano, et oublia complètement les idées renfermées dans cet ouvrage, comme cela lui arrivait quand il avait écrit quelque chose.

Quelque temps après, il voulut revoir cet œuvre, dont il avait bonne opinion ; mais ce fut en vain qu'il le chercha le manuscrit avait disparu, et jamais Haydn ne le revit.

Pleyel seul vivait dans l'intimité de son maître; Haydn ne douta pas qu'il ne fût l'auteur de ce larcin, et longtemps il conserva cette opinion, malgré les protestations de son élève.

Enfin le dévouement sincère de celui-ci le convainquit de son injustice; il lui rendit son amitié, et le regret seul d'avoir perdu un de ses plus beaux ouvrages resta dans son souvenir.

Ce qui ajoute à la singularité de cette anecdote, c'est que le voleur ne profita pas du trésor qu'il avait dérobé : jamais ces quatuors n’ont vu le jour.

1776

Pleyel était près d'atteindre sa vingtième année; il avait à peu près achevé ses études, lorsque Gluck fit un voyage à Vienne, en 1776, après avoir fait représenter son Alceste à Paris.

Peu de jours après son arrivée, il alla voir Haydn qui lui fit entendre son quatuor enfz mineur récemment achevé. Une si belle composition ne pouvait être indifférente au restaurateur de la tragédie lyrique zil lui donna des éloges.

Alors Haydn lui demanda la permission de lui faire entendre un morceau de celui qu'il appelait son élève favori. Cet essai du talent de Pleyel fut loué par Gluck, qui lui dit: u Mon jeune ami, maintenant que vous n avez appris à mettre des notes sur le « papier, il ne vous reste plus qu'à ap« prendre à en effacer. »

1777

En 1777, Pleyel sortit de chez Haydn pour se rendre auprès de son protecteur, le comte Erdœdy, qui le nomma son maitre de chapelle. Mais, bien que cette position offrit quelque agrément au jeune musicien, il était préoccupé d'un vif désir de visiter l'ltalie. Le comte s'opposa d'abord à ce voyage; mais cédant enfin à ses sollicitations, il lui l'ournit les moyens de l'entreprendre, et Pleyel partit pour Naples.

Déjà son talent pour la musique instrumentale s'était révélé par la composition de son premier œuvre de quatuors, où se l'ait remarquer une facilité naturelle, des chants heureux, et une manière tout individuelle. Par une singularité assez remarquable, Haydn, dans les leçons qu'il lui avait données pendant cinq ans, ne lui avait jamais parlé du rhythme musical, et ne lui avait pas laissé apercevoir qu'il yeût des règles concernant la symétrie des phrases.

Ce fut dans cette ignorance que Pleyel écri« vit son premier œuvre. Son instinct musical lui avait fait trouver ce rhythme nécessaire; mais une l'autelui étant échappée à cet égard dans un manuel, il apprit, par les observations critiques d'un ami, l'existence des principes qu'il avait ignorés jusqu'alors.

Italie

Arrivé en ltalie, Pleyel se lia avec tous les artistes célèbres qui brillaient à cette époque. ou qui se sont illustrés quelques années après. Cimarosa, Guglielmi, Paisiello devinrent ses amis. Son goût se forma par les occasions qu'il eut d'entendre des chanteurs tels que Marchesi, à Milan, Guadagni, à Padoue, la Gabrielli, Pacchiarotti, et beaucoup d'autres.

Nardini vivait encore et avait conservé son talent: Pleyel eut le plaisir de l'entendre et l'admira. ll connut aussi Pugnani et beaucoup d'autres grands artistes qui faisaient alors la gloire de l'ltalie.

A Naples, il fut présenté au roi, qui l'accueillit avec bonté, et lui demanda des morceaux pour une sorte de lyre dont il jouait quelquefois.

Pleyel satisfità son désir et en écrivit plusieurs. Bien que la nature de son talent le portât vers la musique instrumentale, il eut aussi la fantaisie d'essayer ses forces sur la scène, et il composa pour le grand théâtre de Naples une Ifigem‘a qui eut du succès, et qui fut traduite plus tard en allemand. La partition manuscrite allemande se trouve à Offenbach chez André, qui en a publié un joli rondeau avec récitatif dans sa collection d'airs arrangés pour le piano.

Allemagne - 1781

De retour en Allemagne en 1781, Pleyel y resta peu de temps. Tout occupé du souvenir de l'ltalie, il voulait revoir cette terre classique des douces mélodies; l'année suivante, il satisfit ce désir et se rendit à Rome. Ce second voyage fut moins long que le premier.

Richter (François Xavier), maître de chapelle de la cathédrale de Strasbourg, était alors âgé de 74 ans; il sentait le besoin d'être aidé dans ses fonctions : on oflrit à Pleyel la place de maître de chapelle adjoint avec la survivance : il l'accepta, et vint prendre possession de son emploi en 1785.

Sa nouvelle position l'obligeait à écrire de la musique d'église: il composa plusieurs messes et (les motets qui furent goûtés; malheureusement toutes ces compositions furent consumées dans un incendie. Les dix années qui s'écoulèrent depuis 1783 jusqu'en 1793 furent l'époque de la vie de Pleyel où il produisit la plus grande partie de ses ouvrages.

Ses quatuors de violon et ses sonates de piano acquirent une vogue dont il y a peu d'exemples. Les éditions de ces ouvrages se multiplièrent à l'infini, et les exemplaires en furent répandus avec une profusion inouïcà "ienne, à Berlin, à Leipsick, à Paris, à Londres et en Hollande.

Vers 1795, la réputation de Pleyel éclipsait celle de tous les autres musiciens, et l'on ne voulait entendre d'autre musique que la sienne. Il avait aussi composé des symphonies; bien que les proportions de sa musique n'eussent pas assez de grandeur pour ce genre, elles avaient eu du succès, à cause des mélodies agréables qui y étaient répandues, et de leur facile exécution.

Il existait à Londres. depuis plusieurs années, un concert hebdomadaire connu sous le nom de professional concert .plusieurs artistes et amateurs distingués s'étaient associés pour soutenir cet établissement.

Londres - 1791

En 1791, Salomon, violoniste qui jouissait d'une assez grande réputation, imagina de donner par souscription douze grands concerts à la salle de Hanover square, et pour lutter avec avantage contre le professional concert, il engagea Haydn à lui donner une grande symphonie nouvelle pour chaque soirée. Haydn se rendit en efl'et à Londres : on sait quel effet produisirent ces beaux ouvrages.

Le succès qu'avait obtenu l'entreprise de Salomon engagea ce musicien à la continuer l‘année suivante. Les adc ministrateurs du prqfcs'sional concert comprirent alors la nécessité d'opposer à leur compétiteur un attrait de curiosité qui pût ramener les amaleurs à leurs séances musicales, et Pleyel fut engagé à se rendre à Londres, vers la fin de 1791, pour y écrire quelques symphonies. Le premier concert fut donné le 13 février 1792.

Le succès de la musique de Pleyel fut prodigieux. Il s'était surpassé et s'était montré digne de lutter avec son illustre maître. Les symphonies étaient au nombre de trois; il s'en trouvait une en mi bémol qui a été surtout signalée comme un ouvrage excellent.

Malheureusement le professional concert fut dissous quelques années après, la bibliothèque dispersée, et les symphonies, dont Pleyel n'avait pas gardé de copies, furent perdues pour toujours.

Son engagement de Londres avait été fait moyennant deux cents livres sterling; cette somme réunie à quelques économies, permit à Pleyel d'acheter une propriété à quelques lieues de Strasbourg.

Richter avait cessé de vivre le 12 septembre 1791, et Pleyel lui avait succédé, avec le titre et les avantages de premier maître de la cathédrale de Strasbourg; mais la révolution, qui venait d'éclater. amena bientôt l'anéantissement du culte catholique, Pleyel perdit son emploi et se retira dans la propriété qu'il avait acquise.

On ne l'y laissa pas tranquille. La place qu'il avait occupée pendant longtemps le rangeait dans la classe de ceux qu'on appelait alors aristocrates.

1793

Sept fois il fut dénoncé dans l'année 1793; il ne put se soustraire à la mort que par la fuite. Le besoin de revoir sa famille l'ayant ramené chez lui, il y fut arrêté au milieu de la nuit, et conduit à Strasbourg devant les officiers municipaux.

Interrogé sur ses opinions, il proteste de son civisme; mais on exigea, pour preuve de sa sincérité, qu'il écrivit la musique d'une sorte de drame pour l'anniversaire du 10 août, dont un septembriseur avait composé les paroles : il fallut obéir.

Pleyel ayant demandé la permission de retourner chez lui, pour y travailler plus à l'aise, elle lui fut accordée; mais il resta sous la garde de deux gendarmes et du poète, qui lui donnait ses instructions.

Après un travail non interrompu pendant sept jours et sept nuits, l'ouvrage fut achevé, et l'auteur retourna à Strasbourg pour en diriger l'exécution.

il y avait employé sept cloches sur les tons de la gamme; ces clocbes,qui avaient été tirées de plusieurs églises, furent suspendues dans la coupole de la cathédrale.

Le premier son qu'elles rendirent fut un accord parfait qui produisit un effet si extraordinaire, que Pleyel s'évanouit. Les habitans de Strasbourg ont conservé le souvenir de ce bel ouvrage, dont la partition se conserve dans la famille du compositeur.

Dégoûté par cet événement du séjour de la province, Pleyel vendit sa propriété et se rendit à Paris avec toute sa famille, au commencement de 1795.

Le succès toujours croissant de sa musique lui fit concevoir le projet d'en tirer lui-même les bénéfices qu'elle procurait aux marchands, et de s'en faire lui-même l'éditeur.

Il établit donc une maison de commerce de musique, à laquelle il ajouta plus tard une fabrique de pianos. Ces établissemens prospérèrent; mais les soins qu'ils exigeaient détournèrent insensiblement Pleyel de la composition, et longtemps avant sa mort, il cessa d'écrire.

Toutefois il avait composé douze quatuors qui n'ont point été publiés, mais qui, suivant l'opinion de Dussek, de M. Onslow et de plusieurs autres artistes distingués, sont supérieurs aux premiers, sous le rapport de la facture.

Après une carrière si laborieuse, Pleyel s'était retiré loin de Paris, dans une propriété où il se livrait à ses goûts pour l'agriculture.

Il y vivait heureux, quand la révolution de juillet, en lui donnant des inquiétudes pour sa fortune, vint troubler sa vieillesse. Déjà sa santé était fort affaiblie; ses maux augmentèrent, et après trois mois de souffrances continuelles, il cessa de vivre le 14 novembre 1831, à l'âge de soixante-quatorze ans. Il s'était marié en 1788, et avait eu plusieurs enfans, dont plusieurs sont morts jeunes.

Si la soif de renommée était le premier besoin de l'artiste; s'il n'y avait pour lui, dans la culture de son art, quelque chose de plus élevé, de plus pur que cette satisfaction d'amour-propre qui résulte de la faveur publique; enfin si, suivant l'expression d'un ancien, il ne chantait que pour les Muses et pour lui, il y aurait quelque chose de pénible dans le spectacle du naufrage de tant de réputations créées par un caprice de la mode, et qu'un autre caprice anéantit.

Heureusement la plus vive jouissance du poète, du grand peintre et du musicien réside dans la production consciencicuse des œuvres de son talent, et cette jouissance l'indemnise avec usure des chagrins qui peuvent l’assaillir.

La renommée ne s'attache guère qu'au mérite réel; mais l'engouement dévore ceux qu'il semble caresser.

Eh ! qui excita jamais plus d'engouement que Pleyel ? Quel autre a joui d'une réputation plus universelle, d'une domination plus absolue dans le domaine de la musique instrumentale ?

Pendant plus de vingt ans, il n'est pas d'amateur ni de musicien qui ne se soit dclecté des inspirations de son génie; point de lieu si écarté où ses compositions n'aient été connues; point de marchand de musique dont il n'ait fait la fortune.

Reproduite sous toutes les l'ormes par les spéculations du commerce, sa musique occupait les loisirs de l'élève le plus inexpérimenté comme de l'artiste le plus habile.

Mais il n'y a rien dont l'usage immodéré n'entame le dégoût: Pleyel en lit la triste expérience.

Les ingrats qui lui étaient redevables de tant de plaisirs se fatiguèrent d'encenser toujours la même idole, et l'hommage exclusif qu'ils lui avaient rendu finit par faire place au délaissement le plus absolu. La modestie de l'artiste se plia peut-être trop facilement à ce changement de fortune; fatigué de succès, il ne fit point usage de ce qui lui restait de forces pour en obtenir des nouveaux : d'autres travaux occupèrent sa vie, des talens plus jeunes se produisirent, et bientôt une génération nouvelle s'éleva, qui ne s'informa point d'un homme à qui une autre génération avait dû ses délices.

Il faudrait faire aujourd'hui beaucoup de recherches pour découvrir les compositions originales de Pleyel parmi les nombreux arrangemens qu'on en a faits :

on se contentera d'indiquer les principaux ouvrages.

I. Symphonies à grand orchestre, au nombre de vingt-neuf, savoir : n° 1 (en ut), Vienne, Artaria; n° 2, en forme de sérénade,  op. 6, Oflenbach, André; n° 3, 4 et 5, op. 12, ibid., n° 6, 7, 8, op. 14, ibid., n° 9, en forme de sérénade, op. 20, ibid.; n°' 10, 11, 12, op. 27, ibid.; n° 13, 14, 16, op. 29, ibid.; n° 17, 18, 19, op. 30, ib., n° 20, 21, op. 33, ibid.; n° 22, op. 38, ibid.,- n° 23, op. 62, ibid.; n° 24, 0p. 68, ibid., n° 25, op. 75, ibid., n° 26, Paris, Pleyel; n° 27, 28, 29, Paris, Imbault.

De nouvelles éditions de ces symphonies ont été faites à Paris chez lmbault, Pleyel et Sieber.

II. Septuors, sextuors et quintettes. 1° Septuor pour 2 violons, alto, violoncelle, contrebasse, et 2 cors, Paris, Sieber. 2° Sextuor pour 2 violons, 2 altos, violoncelle et contrebasse, op. 37, ibid., et Offenbach, André. 3° Quintettes pour 2 violons, 2 altos et violoncelle, livres 1, 2, 3, 4 et 5, Paris, Sieber.

Toutes les autres compositions du même genre publiées sous le nom de Pleyel ne sont que des arrangemens de ses autres ouvrages.

III. Quators. 4° Quatuors pour 2 violons, alto et violoncelle, au nombre de quarantecinq, divisés dans les œuvres 1, 2, 3, 4, 5, 6 (renfermant 12 quatuors en quatre livraisons, dédiées au roi de Prusse, et 7.)

Tous ces quatuors ont été imprimés dans toutes les villes principales de l'Europe.

Les autres œuvres de quatuors sont arrangés d'après d'autres compositions.

On a arrangé les premiers en quatuors pour clavecin, pour flûte, clarinette, etc. 5° Six quatuors pour flûte, violon, alto et basse, op. 56, livres 1 et 2, Oflenbach, André.

IV. Trios. 6° Trios pour violon, alto et basse, op. 11, Offenbach, André. 7° Trios pour 2 violons et violoncelle, livres 1, 2 et 3, Paris, Pleyel, Vienne, Offenbach, etc.

V. Concertos. 8° Concertos pour violon, n° 1 et 2, Paris,Sieber, Vienne, Mollo, etc. 9° Concertos pour violoncelle, n° 1, 2, 3, 4, Paris, Sieber, Janet, Pleyel. 10° Symphonie concertante pour violon et alto,op. 35, Offenbacb, André. 11° Id. pour 2 violons, op. 57, ibid. 12° Idem pour violon, alto et basse, op. 59, Paris. Naderman. 13° 4me idem pour 2 violons, alto, violoncelle, flûte, hautbois et basson, Paris, Pleyel. 14° 5me idem pour flûte, hautbois. cor et basson, idem. 15° Idem pour piano et violon,n° 1 et 2, ibid.

VI. Duos. 16° Duos pour 2 violons, livres 1, 2, 3, 4. 5 et 6, Paris, chez tous les éditeurs. 17° Duos pour violon et vie. loneelle, op. 12, ibid. 18° Duos pour violon et alto, op. 30, Paris, Pleyel. Une multitude d'autres œuvres de duos ont été publiés sous le nom de Pleyel, mais ils sont arrangés d'après d'autres compositions, ou sont reproduits sous d'autres numéros.

VII. Musique de piano. 19° Concertos pour piano, n° l et 2, Paris, Vienne, Offenbach, etc. 20° Sonates pour piano, violon et basse, op. 14, livres 1 et 2, op. 15, op. 16, liv. 1 et 2, op. 23, 24, 29 ; grandes sonates idem, op. 31, 32, 33, 34, chez tous les éditeurs de musique.

Tous les œuvres de sonates pour ces inslrumens qui portent d'autres numéros, sont des répétitions ou des arrangemens. 21° Six sonates progressives pour piano et violon, op. 27, Paris, Pleyel. 22° Six idem, op. 28, ibid.

Tous les autres numéros sont des répétitions ou des arrangemens. Dans le grand nombre d'autres morceaux qui ont paru sous le nom de Pleyel, il est presque impossible de distinguer ceux qui sont originaux de ceux qui ne sont que des extraits ou des arrangemens : aucun compositeur n'a fourni la matière d'autant de fraudes de tout genre." Biographie universelle des musiciens et bibliographie generale de ..., Volume 7, François Joseph Fétis, 1841, p. 267-272

"PLEYEL (Ignace), mort à Paris, à l'âge de 74 ans, pianiste distingué, étudia la composition sous le célèbre Haydn, avec lequel il donna 1795, où le succès de ses compositions l'engagea à se plusieurs concerts en Angleterre. Il se fixa à Paris en faire éditeur de musique, et bientôt après facteur de pianos. Son fils Camille est resté à la tête de sa maison qui est une des plus considérables de l'Europe.

Les œuvres de Pleyel sont très-nombreuses, les bliographies musicales de l'Allemagne en citent plus de trois cents, tout en avouant que la liste est loin d'être complète. Ce sont pour la plupart, des compositions de musique instrumentale, qui se font remar quer par la vivacité et la grâce de l'expression, et par des motifs presque toujours heureux.

Pleyel a bien. mérité des études musicales par les excellentes éditions qu'il a publiées des anciens maîtres, tels que Jemelli, Léo, Durante, Handel, Hasse, Bach, Graun, etc., et par sa Bibliothèque musicale, recueil qui contient les principaux ouvrages des grands compositeurs allemands, français et italiens de notre époque." La Belgique Musicale, 04/12/1845, p. 122


sur PLEYEL

  'Chronologie des pianos de la maison Pleyel', René Beaupain, 2000

  'Le Piano Pleyel d’un millénaire à l’autre', J. J. Trinques, 2003

 

'Chopin et Pleyel', Jean-Jacques Eigeldinger, 2010

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