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FUMMO Antonio
a Napoli (°1843)

1860

Pianoforti e Fisarmonica unita (chiamato Piano-Melodio) (⁷) (*1860), p. 645 : 'Piano melodium' Catalogue général‎, 1867

Brevetto del 1860 : L'invenzione de pianoforti con organetti armonici a flauto. Napoli, 26 Marzo 1860. Collezione delle leggi e de' decreti reali del Regno delle Due Sicilie, 1860, p. 169-170

1870

Brevetto  di 1870 : AUTOPIANO DI ANTONIO FUMMO - RELAZIONE letta nella tornata del 22 di dicembre 1870.

SIGNOR PRESIDENTE

Da questo Istituto, ci pervennero, con poco tempo frapposto dall' uno all'altro, due uffizii, risguardanti due pianoforti di particolar tessitura, lavorati dall' artista Antonio Fummo, e da lui appellati Autopiano, inquantochè il pianoforte porta nel suo corpo un cilindro, il quale allorchè è girato da mano qualunque, muove il suono dalle medesime corde del pianoforte : Queste parole bastano a significar la cosa in idea generale, ma non mostrano nulla dell'individuo, e del suo merito; il che all'Accademia importa di sapere, per non errarne la stima.

Era già qualche anno che fra noi Antonio Fummo non compariva a far ricordo di sè coi suoi pregevoli trovati nell'arte di far pianoforti. Tutti i socii, da pochi in fuori, che sono i più recenti, non debbono aver obbliate le iterate pruove del suo ferace ingegno artistico, nel dare a quello strumento, nell'ambito di breve tempo, tal dote, che pareva incompatibile colla natura di esso, e vogliamo dire della dolcissima melodia.

E questa con niente altro, che incarnargli lo strumento melodico sotto la medesima virtù movente della tastiera, guidata dalla mano e mente del sonatore: quasi nuova sirena incantatrice, arrendevole sempre a chi la sa toccare.


Il Fummo recò il suo pianomelodico alla Mostra pubblica apertasi in Firenze nel 1864. Ivi era una maraviglia a vedere quella gran gente che si arrotava per le sale, ammirando gl' innumerevoli parti dell' ingegno e della mano, riscuotersi tutta al tocco dello strumento di Fummo, e correre verso di quello a calca, per bearsi di quel suono soave.

Di poi il Fummo corse l'Italia e la Francia col suo pianomelodico, e dovunque fu, eccitò incantevol diletto. In Torino il Re lo fregio dell'ordine cavalleresco dei SS. Maurizio e Lazzaro, colla giunta del grado militare di Colonnello e dell'onore della divisa, con altri titoli di minore importanza.

Dopo tali contrassegni universali di soddisfazione, e di riconoscenza verso il Fummo, pel suo inestimabile strumento, che altro gli rimaneva ad escogitare di più, se non rendere il pianoforte accessibile, ed alla mano di gentiluomini mezzanamente agiati? Egli rifletteva che nelle veglie familiari, oltre al canto più facilmente si balla. Il che non si può fare senza il suono di uno strumento.

Intanto il pianoforte è in casa, e tuttavia manca il sonatore. Ecco una spesa considerevole fatta, ed ora al bisogno non serve. E non sarebbe gran sodisfazione ed agio, qualora si potesse avere dal pianoforte, come sta, il suono di una contraddanza, di un valser, di una polca, da chicchessia, sol che sapesse girare un manubrio ?

Tanto meditava il Fummo e tanto esegui. Voi, onorandissimi colleghi, non udiste descrizioni, non vedeste disegni nè modelli, ma il pianoforte bello e compiuto, in questa sala, sotto i vostri sguardi, aperto nelle sue viscere al minuto esame di chi era vago d'internarsi nella tela di sua costruzione. Era insomma un pianoforte verticale degli usuali, cui era congiunto un cilindro nella cui superficie erano disposte un certo numero di sonate, secondo l'uso ordinario, quante ne poteva ammettere lo spazio tra martellina e martellina. Chi ne volesse di più, altri cilindri converrebbe avere.

La forma delle parti componenti il tutto della macchina, ed il loro legame rispettivo, non può essere rappresentato a parole, perciocchè non sono sufficienti in una corrente lettura. Ma, se poniamo da banda i minuti ed intrigati particolari, non lasceremo di porgere alla vostra immaginativa il conveniente a formarsi uno schizzo delle cose più necessarie.

Il Fummo recò in quest'Accademia due volte il pianoforte col cilindro annesso, alquanto diversi l'uno dall'altro; e questa diversità è mestieri di notare.

Il primo venne nella seconda tornata del settembre prossimo passato, il secondo nella prima di questo mese che corre. Ambidue simili nella forma esteriore, e nella grandezza. Senonchè il primo è nella cassa più alto e meno fondo; nell'altro il contrario; e la ragione è questa. Nel primo il cilindro sta coricato sull'alto da destra a sinistra, e tiene a sè inferiore la rastrelliera delle martelline che ne dipendono, e che situate dinanzi alle corde, le picchiano in quel luogo medesimo, dove hanno a far lo stesso le martelline che appartengono alla tastiera.

Nel secondo, il cilindro, armato delle sue martelline, è allogato dietro alle corde, le quali sono da quelle battute da quel lato; dove nell'opposto esercitano il medesimo incarico quelle della tastiera. Quindi, nel primo, il luogo che occupa il cilindro colle sue dipendenze è di sopra a tutto il resto della macchina; nel secondo è dietro ed in basso.

Per la positura ed ordine delle parti annesse al cilindro primo, le martelline si trovano per sito dinanzi alle corde ed ai bischeri, alle cui teste sono esse avvolte con l'uno de' capi. Or quando accade doversi le corde accordare, è necessità scostare lo impedimento, ed a questo uopo il cilindro colle martelline ed i loro annessi, attaccati al cielo della cassa, si riversano con esso indietro, e sgombrano il luogo, per rioccuparlo finito il bisogno.

Per la detta condizione di costruttura, due altre esigenze vi erano ancora ad assolvere; l'una è, che quando accade di aversi a sonare col cilindro, poichè le martelline della tastiera sono più frequenti all'esercizio loro, stanno sempre al loro posto preparate, che non vi sono quelle del cilindro; il quale se debbe entrare in azione, le sue martelline nell'andare a percuotere le corde inciamperebbero in quelle della tastiera al loro sito.

Per la qual cosa hannosi queste a tirarsi indietro quanto bisogna a lasciar libero il passo a quelle, e ciò si conseguisce col girare alcun poco una maniglia, che siede nel mezzo ed in alto, in fronte della cassa. La qual maniglia è unita ad un proprio ordigno comunicante colle martelline della tastiera.

L'altra esigenza è: nel pianoforte verticale le corde sono appiccate sopra telaio fisso; la giunta del cilindro richiede che fosse mobile; perciocchè in caso di rottura di corda, a rimetter la sana, non si poteva senza rimuovere il telaio. Col cilindro situato dietro, le due esigenze sono
evitate.

Benchè nel primo pianoforte col cilindro gl'intenti principali si fossero bene ottenuti; laddove un mezzano ingegno sarebbesi soddisfatto dell'opera sua, e più oltre non sarebbe andato; una intelligenza più sottile non avrebbe mai levato l'occhio dalla perfezione in idea; cioè, fine intero, e mezzi per attingerlo più semplici e più pochi. Tanto vediamo essere avvenuto in Fummo, e non è la prima volta. Egli non usciva appena di queste mura, che già all'occhio della sua mente traspariva il da fare, e tra poco il vedeva chiaro, e presto si poneva all'opera; e senza raccoglier fiato le dava termine e qui la recava.

Nel secondo pianoforte il Fummo levò via i sopra mentovati artifizii, e ridusse il cilindro in luogo suo proprio, e talmente, da poter esser tirato fuori della cassa, nelle occorrenze, solo con tutto il suo corredo, e non disturbare l'integrità del pianoforte nel suo essere, e nelle sue funzioni, col quale non gli rimase di comune che le corde e lo smorzo; cioè quell' ordigno destinato a troncare le vibrazioni delle corde sonanti, che fanno quel ronzio dopo il primo suono scolpito; e cosi impedire il frastuono.

Ebbe di più a sè in proprio il potere a volontà rendere piano il suono, non già coi mezzi usuali ne' pianoforti, bensi con uno nuovo e più razionale, quanto semplice. E questo è dare all'uopo più breve corsa alla martellina percotente.

Ed invero nelle condizioni come sono organizzate le martelline rispetto alle corde da dover picchiare, quanto meno sono da loro lontane, tanto è minore il momento percossivo con che le vanno a battere; onde il suono piano è più debole nell'intensione, ma non meno preciso e chiaro del forte.

Ancora piacque al Fummo di lusingare un poco la morbidezza de' moderni sibariti. Egli venia pensando, che nel ballare si suol passare di tanto in tanto da una maniera di danza ad un altra. Ora, sonando col cilindro, nel mutar sonata, è inevitabile il far sosta un poco, per disporlo all'altro suono successivo. Laonde, per non dare disagio alle dame ed ai cavalieri col fargli aspettare cosi ritti, egli si lambicco il cervello, e trovò modo di non frapporre tra una sonata, e l'altra, che una pausa, senza turbar forse quanto porta l'intervallo musicale di una battuta.

Il cilindro può esser girato, applicando il manubrio di lato alla cassa, ed egualmente di dietro.

Da ultimo il Fummo non volle fare ingiuria al pianoforte a coda, e lo ha fornito eziandio del suo cilindro, adagiatolo al di sopra delle corde, accomodandovi tutta la sua suppellettile, secondo la condizione e forma dello strumento.

Insomma, poichè al secondo pianoforte, o Autopiano del Fummo, non possiamo negare la superiorità sul primo per semplicità e disposizione di parti, e perciò meno soggetto ai guasti del tempo e dell'uso; tuttavia non ci è lecito scemare al primo il suo valore, rispetto al fine.

Se non ci siamo fatti addentro nella descrizione degli artifizii, ce ne scusa la loro complicazione, la brevità di un rapporto, ed il dovere di non abusare della vostra pazienza.

Comprendiamo bene che la vostra estimativa non è stata, per la brevità del nostro dire, a sodisfazione nutrita; colpa della natura della cosa, e della insufficienza delle nostre parole. Non pertanto, ricordando quanto Antonio Fummo si è travagliato da dieci anni in qua intorno al pianoforte, testimonii questo Istituto, e le genti di Italia, e di Francia, e suggellato dall'esperienza, siccome mostrano i documenti autentici da esso Fummo pubblicati per le stampe in un buon volume, incominciando dai Decreti Reali (e noi taciamo di altre invenzioni riguardanti il flauto traverso, il clarinetto, il sistro, ed altre fuori della rubrica musicale, delle quali tutte il nostro Istituto fu consapevole e giudice); considerando tutto ciò, chi potrebbe mettere in forse il sommo merito del Fummo nell'arte sua, o balenare al riconoscerlo?

Adunque, da che l'Istituto fatto ora memore delle valentie passate di Fummo, ed ha avuto testè sotto gli occhj le presenti, che farà a rimeritarlo? Quello che è nel suo potere, diciam noi; e siamo certi che non lo defrauderà della piccola medaglia d'oro. Poca cosa veramente; ma di più non puote per lo gran vacuo che v'è tra essa piccola medaglia e la grande, massima ricompensa che gli è dato di disporre.

I Commissarii
GIULIANO GIORDANO
NICOLA LAURENZANO

DOMENICO PRESUTTI relatore." Atti, Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli, 1870, p. 253-258

1871

Brevetto del 1871 : 19. 27 gennaio 1871. Attestato di privativa per anni tre al signor Fummo Antonio in Napoli. — Auto-piano, ossia pianoforte verticale a tastiera e cilindro alla stessa corda. Annali del Reale museo industriale italiano, Volume 1, 1871, p. 421-323

1872

Brevetto del 1872 : Fummo Antonio, Napoli. — Pianoforte verticale ed a coda in ferro e cristallo, invenzione Fummo — anni 3." Annuario scientifico ed industriale, 1873, p. 816

1875

Brevetto del 1875 : "ATTESTATO di prolungamento (18 giugno 1875 - Vol. 16, N. 91), per anni sette, à datare dal 31 marzo 1875, della privativa industriale rilasciata il 12 marzo 1874 - Vol. 14, N. 203, al signor Fummo Antonio, a Napoli, per un trovato che ha per titolo: Pianoforte verticale e a coda in ferro, nuovo sistema." Bollettino delle privative industriali del regno d'Italia, 1875, p. 406 &  Annuario scientifico ed industriale, 1876, 821

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Fabbricanti di pianoforti in italia tra 1700 e 1849


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