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MERCHIONE
a Napoli (°1858)

1869

NAPOLI - "La fabbricazione de’ pianoforti non cessa di occupare seriamente i costruttori italiani, e la ragione di tanto studio e di tante fatiche si appalesa evidentissima a coloro che si fanno a leggere i registri doganali delle importazioni.

Nell’atto che le fabbriche nazionali di pianoforti sonosi, specialmente in questi ultimi anni, molto accresciuto, pur non di meno somme ingenti ancor paghiamo agli stranieri per procacciarci il diletto di tale istrumento, oramai immancabile in tutte le case de’ricchi, ed anche nelle famiglie mediocremente agiate.

Ora il noto costruttore di pianoforti signor Giovanni Merchioni, riuscì a fabbricarne uno che imita perfettamente quello dell’americano Stainvais, che attirò la maggiore attenzione fra tutti quelli che furono presentati all’ultima mostra universale di Parigi da quasi tutte le più riputate officine di Europa." Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, Volumes 19-20, 1869, p. 479

NAPOLI - "PIANOFORTE A CORDE INCROCIATE DI GIOVANNI MERCHIONE, RELAZIONE, Ietta nella tornata del 16 Dicembre, 1869.

Signor Presidente,

Nell'ultima Mostra pubblica delle opere e de'trovati di ogni maniera dell'ingegno e dell'industria de'popoli civili, Mostra universale e solenne, tenuta in Parigi pochi anni fa, tra le infinite cose ivi recate a farvi comparsa, furono i pianoforti, strumento musicale oggimai ben perfezionato e comune.

Con essi furono anche de' nostri. Di tutti uno trasse più particolarmente a se l'attenzione de' riguardanti, e fu da' giudici periti stimato degno di premio. Era fattura di uno americano Stainvais [Steinway].

Ora Giovanni Merchione, de' nostri valorosi artisti di pianoforti, andato colà a portar eziandio egli la sua particella alla grande solennità, riconosciuta che ebbe la bontà dello strumento americano, superiore a quella di tutti gli altri compagni, si propose nell'animo suo di bene studiarlo, e d'ingegnarsi a lavorarne uno simile del tutto, per quanto gli consentiva la condizione del soggetto.

Tornatosi il Merchione in patria, mise mano al lavoro, e non senza avere a superar gravi difficoltà, lo menò a compimento. Lo presentò alla Società operaia residente in Napoli, della quale egli è membro, e Console nella Sezione Pianoforti.

Il Consiglio invitò undici fabbricanti di pianoforti, cui diede commissione di esaminare lo strumento del Merchione. Il giudizio de' commissarii fu favorevole. Per giunta cinque valenti sonatori lo provarono, e soddisfatti ne dichiararono il buon merito. Da questi attestati il Consiglio deliberò al Merchione una medaglia d'argento, come incoraggiamento.

I documenti de'succennati fatti furono dal Merchione presentati a questo Istituto, accompagnati da lettera d'invio del Presidente della Società operaia, e da una sua petizione, esprimente desiderio che esso Istituto lo esaminasse, e ne manifestasse il suo avviso; e l'Istituto avendo all'obietto affidato l'incarico ai socii signori Giordano, Laurenzano, ed il relatore, veniamo ora a sdebitarcene.

Era necessario mandare innanzi la predette notizie, per farci la via spedita alla sostanza dell'argomento, ed alla conclusione: di che brevemente si spacceremo.

Dove sta dunque l'eccellenza del pianoforte americano? È naturale l'aspettarselo: nel suono che rende, più pieno, più robusto, più risonante. Di quello del Merchione, del quale poniamo dall'un de'lati la squisitezza del lavoro, quale arnese da nobili sale, fanno testimonianza cinque esimii sonatori maestri, e tanto può percepire chiunque ha un po' di orecchio abile a distinguere queste cose.

Ed in che dimora cosiffatta valentia dello strumento? In un semplice artifizio. Chi ha veduto per avventura aperto il coverchio di un pianoforte a coda, cosi detto, deve aver notato a prima vista, tutte le corde camminare distese nella dirittura de'tasti, parallele tra sè, e perpendicolari alla linea che rappresenta la tastiera.

Or bene, l'artista americano le ha deviate dalla perpendicolare di pochi gradi; e propriamente, quelle a destra, dell' acuto al grave, insino alla sessagesima quinta, cioè per cinque ottave e mezzo, sono inclinate verso sinistra, o i bassi; e quelle di sinistra, che sono i cordoni, inclinano a destra verso gli acuti. Senonchè i cordoni, che son venti, non serbano fra se il parallelismo, ma cammin facendo dal ponticello presso ai bischeri a quello vicino al cordiero, da piede, vanno alcun poco allargandosi verso destra, a fine di covrire più numero e maggior porzione delle vicine corde di destra.

E poichè per l'inclinazione contraria non potrebbero stare tutte nel medesimo piano, conviene che i cordoni a sinistra stieno al disopra delle corde a destra., quanto basii alla libertà della oscillazione sonora. Ed eccovi le corde incrociate.

Da ultimo giace dentro la cassa, a destra, larga lamina di ferro, slante poco di sopra della tavola armonica, vicino al lato destro di detta cassa, seguendone la curva insino allo estremo. Porta lungo il lato libero i ponticelli, ed i cordieri, ed è forata da finestre ovali, larghe anzichè no, forse per isgravare di peso lo strumento; ma a noi pare per altro ufficio, come via via diremo.

Questa è in succinto la testura sostanziale del pianoforte americano imitato dal Merchione, e nominato da lui pianoforte a corde incrociate.

Chi ora domandasse in che propriamente sta la ragione del vantaggiato suono in quello strumento, sopra i simili consueti ?

La risposta non è facile. È il vero esser noto ai fisici l'attitudine di alcuni corpi sonori, specialmente le corde, di concepire, non tocchi, e render suono debolmente al sonare di altri.

Ma ciò non basta ad aprire la propria ragione del fatto nello strumento americano, nel quale non vi è altro nelle corde, pur troppo vicine, se non piccolissima mutazione di positura, ed il sovrapporsi obbliquamente ed in parte de'cordoni sopra una porzione delle corde seguenti senza toccarle.

Onde la difficoltà rimane in piedi. Nondimeno diremmo qualche cosa del nostro al proposito, se non fossimo in ciò per necessità tirati troppo di lungi dal nostro mandato. Perlochè lasciamo che questo buio venga chiarito dalla fisica esperienza.

Diciamo solamente, forse quello spazio compreso tra la tavola armonica, e la lamina di ferro sopravi, alla quale sono attaccati i capi delle corde ai cordieri, poter essere la sede dove s'ingrandiscono le risonanze ed il rimbombo, meicò del fremilo del metallo.

Sia che vuolsi, veniamo alla conclusione. Posciacbè Giovanni Merchione artefice di pianoforti ne ha fatto uno simile a quello dell' americano Slainvais, premiato nell' ultima mostra universale di Parigi; considerando ch'egli avendolo sottomesso al giudizio della Società operaia di Napoli, e per essa a quello di undici artisti come lui, e cinque de' principali sonatori, onde n'è stato rimeritato con medaglia d'argento, secondochè abbiamo narrato di sopra.

Considerando d'altra parte non aver noi che apporre a quel giudizio si ben fondato e sicuro, e considerando ancora che l'imitare le straniere utili invenzioni, e recarle nuove nel proprio paese è di ammaestramento ad altrui a profittarne, si nella buona riuscita come nella cattiva, e che per questo solo i primi passi nella industria civile meritano di essere sostenuti e fomentati, i Commissarii sono di avviso potersi dare al fabbricante di pianoforti Giovanni Merchione, per incoraggiamento, la medaglia di bronzo.

I Commissarii, Giuliano Giordano, Nicola Laurenzano. Domenico Presutti relatore." Atti, Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli, 1870, p. 246


1870

NAPOLI - "Medaglia di bronzo al signor Giovanni Merchione per la costruzione dei pianoforti sul sistema americano più accettato." Annuario scientifico ed industriale, 1870, p. 732 -   o "per un pianoforte a corde incrociate."

NAPOLI - "La fabbricazione de' pianoforti non cessa di occupare seriamente i costruttori italiani, e la ragione di tanto studio e di tante fatiche si appalesa evidentissima a coloro che si fanno a leggere i registri doganali delle importazioni.

Nell'atto che le fabbriche nazionali di pianoforti sonosi, specialmente in questi ultimi anni, molto accresciute, pur non di meno somme ingenti ancor paghiamo agli stranieri per procacciarci il diletto di tale istrumento, oramai immancabile in tutte le case de'ricchi, ed anche nelle famiglie mediocremente agiate.

Ora il noto costruttore di pianoforti signor Giovanni Merchioni, riusci a fabbricarne uno che imita perfettamente-quello dell'americano Stainvais, che attirò la maggiore attenzione fra tutti quelli che furono presentati all'ultima mostra universale di Parigi da quasi tutte le più riputate officine di Europa.

La Società operaja anche questa volta si diresse all'Istituto per veder confermati i suoi giudizii; e di vero una Commissione com posta da'socii Presutti, Giordano e Laurenzano non esitò di proporre pel Merchioni una medaglia di bronzo, che l'Istituto unanimamente approvò.

Così i fabbricanti italiani di pianoforti facessero in guisa da non ricorrere allo straniero per le tante materie che occorrono in quel complicato strumento! I tasti, le corde metalliche, le pelli pe'martellali ecc., son materie che ci vengono tutte dall'estero."  Atti, Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli, 1870, p. 9

Per i riferimenti, vedere la pagina
Fabbricanti di pianoforti italiani M


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