home | Fabbricanti di pianoforti in Italia


 

FUMMO Antonio
a Napoli (°1843)

1861

FIRENZE - "2479. Fummo Antonio, Napoli. — Pianoforte e Fisarmonica unita (chiamato Piano-Melodio.)" Atti officiali della Esposizione italiana agraria, industriale e artistica ..., 1861, p. 122

FIRENZE - "Che nel lavoro del Fummo, anziché l'unione dei due strumenti, non se ne ha per vero che una semplice giustapposizione; che volendo suonare il piano-forte soltanto, il suonatore è costretto a stare in una posizione incomoda e sgradevole, con le braccia in avanti protese; che a questi difetti conviene portare un rimedio facendo che i due strumenti sieno veramente ed intimamente congiunti : vale a dire facendo in modo che la tastiera dell'armonium possa mandarsi sotto a quella del piano-forte, e che le due tastiere possano suonarsi a piacere congiunte o disgiunte, come suol praticarsi sugli organi a più tastiere." Esposizione italiana tenuta in Firenze nel 1861, Volume 2, 1861

FIRENZE - "Fummo Antonio, Napoli. — Piano forte e fisarmonica (detto Piano-Melodio)." Esposizione Firenze, 1861 Catalogo officiale pubblicato per ordine della Commissione reale, Firenze, 1862

FIRENZE - "Il signor Fummo di Napoli, ha un bellissimo Piano a coda, a doppia tastiera - una sovrapposta all’altra -formante, in un solo stromento, Piano ed Armonium. Certo la voce non è paragonabile aquella del Fonocromio De Lorenzi, ma è un buon Piano, esarebbe migliore, se il prezzo non fosse un tantino elevato." Sulla esposizione di Firenze lettere di Carlo Pisani Carlo Pisani, 1861, p. 47

FIRENZE - "Fummo Antonio di Napoli, espose, sotto il titolo di piano-melodium, un piano forte a coda congiunto ad un armonium, del prezzo (secondo la denunzia sul builettino) di lire 4500, ridotto però nell atto dell'avvenuta vendita a sole lire 4000.

Il piano-forte ha voce di buon carattere e tastiera scorrevole, senza che per altro presenti qualità straordinarie.

Il melodi uni o armonium che vogliasi, ha due buoni registri (flauto e violoncello): gli altri noi sembrano: ma l'apparate pneumatico non pare ben calcolato, perchè lo strumento riesce, come suol dirsi, asmatico.

L'armonium è incastrato tra i piedi anteriori del piano-forte, di maniera che la tastiera di questo rimane a modo di gradinata continua superiormente a quella dell'altro. Per poter poi servirsi dei pedali del piano-forte, ne è modificato il movimento in modo, che se ne pone in azione il congegno con uno sforzo laterale dei piedi contro le teste di due ordigni, situati in mezzo e al di sopra dei pedali dei mantici dell'armonium: così il suonatore può servirsene senza cessare di alimentare il serbatoio dell'apparato pneumatico.

Intorno a questo duplice strumento la Sezione si è trovata alquanto discorde : poiché mentre tutti concordavano che al Fummo si dovesse incoraggiamento e lode, perchè nel portare ad atto un'idea di per sé stessa non nuova, aveva studiato ed immaginato mezzi di attuazione diversi da quelli praticati da altri, e perchè con la congiunzione dei due strumenti ha raggiunto un complesso di piacevole effetto, specialmente se il duplice strumento sia suonato da chi sappia farne brillare i pregi e dissimularne i difetti, altri volevano che si proponesse al Fummo anche il conferimento della medaglia, altri che si stasse contenti alla menzione di lode indicata di sopra; e questi ultimi, che in fine costituirono la maggioranza, appoggiarono questa loro opinione specialmente alle seguenti considerazioni :

vale a dire che nel lavoro del Fummo, anziché l'unione dei due strumenti, non se ne ha per vero che una semplice giustapposizione; che volendo suonare il piano-forte soltanto, il suonatore è costretto a stare in una posizione incomoda e sgradevole, con le braccia in avanti protese; che a questi difetti conviene portare un rimedio facendo che i due strumenti sieno veramente ed intimamente congiunti :

vale a dire facendo in modo che la tastiera dell'armonium possa mandarsi sotto a quella del piano-forte, e che le due tastiere possano suonarsi a piacere congiunte o disgiunte, come suol praticarsi sugli organi a più tastiere." Consiglio dei giurati : Cenno sommario dui giudizi emessi dalla commissione ..., 1861

FIRENZE - "Il piano-fisarmonica del sig. Fummo napoletano aduna sempre intorno a sé tutta la fashion indigena e forestiera. Il signor Mattei, che lo suona , è un abilissimo esecutore, e un così compiacente artista che non sa ricusare a nessuno il favore d'una suonatina. Se il signor Mattei fosse una donna, io non so in verità dove anderebbe a parare.

Subito dopo il pianoforte Fummo, il lettore troverà una grande porta di ferro, alla quale il signor Ciani di Firenze ha adattato una serratura, di così ammirandi e complicati congegni fornita, che non ha in se meno di trentanove milioni novecentosedicimila ottocento combinazioni ! ..." Viaggio attraverso l'Esposizione italiana del 1861 : guida crito-descrittiva con la pianta del palazzo della Esposizione', 1861, p. 30 (Archive.org)

FIRENZE - "STRUMENTI MUSICALI. - PIANO MELODIO.
Fin dal primo giorno che si apri il Palazzo della Esposizione italiana un suono melodioso e soave si spargeva nelle aule di quel vasto ed elegante recinto.

In mezzo a quei tanti oggetti d'arte, in mezzo ai vari prodotti della industria, della operosità e della scienza, in mezzo a tanto avvicendarsi di persone di tutte le classi, quel suono dolce e melanconico si spandeva come angelico accento a compire l'incanto che veniva destato dal tempio maestoso che si era eretto simbolo della grandezza e della unità della patria.

Era il compimento dell'armonia che regnava in quel loco, era un'ultima espressione che il loco stesso dettava negli animi, era infine un soave riposo nel quale la mente posava serena e tranquilla, tentandosi delle fatiche presenti e lusingandosi, pel ben della Nazione, delle avvenire.

Ed è appena ad immaginarsi come a quel suono tutti corressero torno, e come le visitatrici gentili facessero volentieri corona allo strumento donde quel suono da abile mano veniva tratto.

Quotidianamente un valente artista napoletano, il Professor Mattei, si conciliava l'attenzione dei più sonando il Piano-Melodio del fabbricante signor Fummo di Napoli. La poca conoscenza che presso di noi si aveva di uno strumento di quel genere, la novità degli effetti che ne usci vano, e l'abilità del Pianista che lo trattava, fecero si che gli amatori si entusiasmarono, e applaudirono costanti e concordi le dolci armonie che il nuovo strumento veniva loro ad offerire.

A questo favore si unirono poscia le dichiarazioni, e le de clamazioni della stampa, e quasi tutti i giornali di Firenze sciolsero elogi al Piano-Melodio e al suo fabbricante. Passata la prima impressione, e dopo di aver udito più volte questo Piano-Melodio, il nostro giudizio è sperabile venga ragionevole e spassionato : il che ci auguriamo sempre volentieri, ma molto più questa volta che l'oggetto da esaminarsi ha su scitate opinioni fra esse assai differenti e discordi.

Il difficile per dare un giudizio in arte, e segnatamente nell'arte musicale, o in ciò che ad essa essenzialmente attiene, sta nel determinare il punto di accordo e quasi diremo di transazione tra l'effetto, o lato unicamente estetico, e le regole dettate dai principi della pura meccanica.

L'eccessivo servilismo a queste rende pedanti, incatena il genio, e impedisce all'arte molte più volte il corso di quello che ne ripari la caduta, il far conto solamente di quello, può spingere a falsi e precoci giudizi, può pervertire il gusto cogli allettamenti di una strana novità.

Secondo questa massima per giudicare il Piano Melodio del Fummo debbesi dunque tener conto dei dettami di certe regole esclusivamennte meccaniche, e valutar giustamente l'effetto che ha suscitato presso tutti coloro che gli hanno tributato incoraggiamento, ammirazione ed applauso.

Imprenderemo prima l'esame dello strumento del Fummo dal lato solamente materiale ed esterno. Il Piano-Melodio consta della unione del Pianoforte colla Fisarmonica all'oggetto, in parte come nei Duplex a ottone, di trarre i suoni ora dall’uno, ora dall'altro strumento, ed intrecciarli quando che piaccia con leggiadria e con vaghezza.

Il Pianoforte e la Fisarmonica sono strumenti di una natura assai differente, secondo che vedremo quando ci sarà dato di esaminare strumenti di questo genere: l'eccessiva disuguaglianza del loro meccanismo si riflette naturalmente nelle loro qualità musicali, ma ad onta di questo si è cercato di unirli colla lusinga di qualche nuovo e successo.

Così è che la unione del Pianoforte collapiacevole Fisarmonica in un solo strumento non è cosa nuova, nè il signor Fummo l'ha per il primo tentata. Già da molti anni se ne è fatta in Francia e in Germania la prova, e se ne è studiata la migliore attuazione e riuscita.

L'importante sta nel situare l'Armonium in guisa da potersi liberamente suonare senza rendere incomodo il maneggio della tastiera del Pianoforte. Al che ben si provvede sottoponendo l'Armonium al Pianoforte, e collocandolo precisamente nel luogo che d'ordinario è ingombrato dai pedali.

In tal guisa la tastiera dell'Armonium viene a porsi poco al di sotto di quella del Pianoforte e in posizione da potersi padroneggiare ambedue colla medesima facilità. Ma questa non è l'ultima perfezione alla quale si è portato l'accoppiamento del Pianoforte colla Fisarmonica.

In Francia ed Inghilterra dove da molto tempo si fabbricano questi, ora detti Piani-Melodi, si uniscono i due strumenti in modo da potersi sonare, ora l'uno, ora l'altro, colla medesima tastiera. E questa forma che non ha sperimentata, ne ha portata nel suo strumento il signor Fummo, sarà sempre il miglior vantaggio che presenterà questa unione, perchè qualunque cosa se ne voglia dire non ci sembra che, sonati assieme, i due strumenti citati vadan molto d'accordo.

Come nuovo lavoro meccanico lo strumento del Fummo non ha per questo nel suo assieme che poca importanza, e la mente dell'osservatore non può che ricondursi a vedere se il fabbricante del Piano-Melodio ha infine costruito un buon Pianoforte e una buona Fisarmonica.

Il Piano-Melodio del Fummo è prima di tutto un bellissimo oggetto, è lavorato finamente al l'esterno, ed ha una forma semplice e graziosa. La connessione dei due strumenti è ben disegnata ed eseguita, e presenta un tutto leggiadro ed elegante.

Il Pianoforte è di buona fabbricazione, la voce ne è abbastanza rotonda ed uguale, ed il suono abbastanza pronto : ottimo il meccanismo e congegnato con singolar precisione. Infine il Piano forte sembra lavorato assai bene e da offrire bastanti garanzie di precisione e di stabilità.

La sottoposta Fisarmonica è lavorata anch'essa all'esterno in modo da sodisfare a qualunque esigenza. Nella fabbricazione però di questo strumento i meriti del Fummo si spiegano forse più che in quella del Pianoforte, perchè certe qualità e certi effetti, più degli altri nell’ Armonium richiesti, è riuscito ad ottenere con lodevolissimo resultato.

Di origine germanica questo strumento è stato importato fra noi da non moltissimo tempo, ha ottenuto un successo di gradimento, ma non si è molto generalizzato : e ciò è attribuibile al carattere suo melanconico e quieto, che è più conforme all'indole dei Tedeschi che alla nostra.

La difficoltà maggiore che presenta la sua costruzione consiste principalmente nella fattura e disposizione delle linguette, sia per ottenere un suono pronto, e non tardivo ed asmatico, sia per ottenere un bel suonono, e che si avvicini a quello dei diversi strumenti che si è in teso imitare.

E qui il signor Fummo deve esser veramente elogiato: la voce del suo Armonium è prontissima e bella tanto da disgradare quella dei strumenti imitati. Si noti ancora che egli ha cor redato il suo strumento non meno che di dieci registri i quali tutti corrispondono perfettamente, indicando cosi quale studio e qual diligenza sia stata posta nel taglio e nella misura delle linguette che emettono appunto una voce diversa in ragione della loro grandezza.

Il Flauto ed il Violoncello, per esempio, sono imitati a perfezione, e tutti offrono una voce uguale e bella, la quale senza che venga soffocata dalla sovrapposizione del corpo armonico del Pianoforte, si spande benissimo per una nuova disposizione che a quest'oggetto ha saputo dare il fabbricante alle linguette.

L'Armonium del Fummo è perciò uno strumento molto ben fabbricato, e unito al Pianoforte ha potuto rendere quegli effetti dei quali a nostro credere, si è voluta di troppo esagerar l'importanza.

Su di che eccoci alla seconda parte delle nostre osservazioni. Visto che la unione del Pianforte colla Fisarmonica non è cosa nuova, che non presenta difficoltà meccaniche, rimane a provarsi quanto valore abbia in sè stessa, quali e quanti vantaggi presenti nell'arte, perchè il Fummo, che a quanto asserisce è stato il primo che l'ha eseguita in Italia, abbia i meriti che si debbono non che un inventore, ad ogni introduttore di una qualunque riforma, di un qualunque nuovo sistema.

Giusti e spassionati ci sembra dover convenire che il Piano-Melodio non ha veramente un vero e nuovo valore estetico. Un'opera d'arte in sè stessa e per conseguenza anche un lavoro musicale, ha un lato estetico, al quale, è vero pur troppo, il meccanico deve deferire e a una cert'ora soggiacere, ma il Piano-Melodio alla perfine non è che uno strumento, e quindi un semplice mezzo di esecuzione e non altro.

Se vogliamo non è che uno strumento a fiato accompagnato dal Pianoforte, che non presenta che la metà dell'effetto che si otterrebbe dal suono distinto del Pianoforte e della Fisarmonica. E quel favore universalmente spiegato, al quale si fa appello in suo vantaggio, è solo la conseguenza di un prestigio che per una virtù di circostanza gli fu dato spiegare.

Il pubblico giudicò il Piano-Melodio col criterio col quale si è disgraziatamente avvezzato a giudicare delle opere musicali: in oggi si accoglie un' Opera musicale come una Donna, e le si fa migliore accoglienza in ragione della sua maggior gioventù.

E cosi fu del Piano-Melodio: era quasi per tutti uno strumento non conosciuto, faceva lieto il locale per certe graziose armonie che il Pianista Mattei sapeva trarvi, e visitatori e visitatrici gli accordarono il lor favore, che non è per questo che un favore di circostanza.

Dov'è questo progressivo sviluppo, questo perfezionamento del Pianoforte tanto vantati? Cosa si fa di più e di nuovo? Si suo nano con molto studio dei pezzi di musica con due strumenti di una natura del tutto differente, e l'accordo dei quali presto si manifesta per poco naturale e sforzato.

La Fisarmonica non si presta che alla musica patetica e melanconica , ai suoni legati e uniformi, e il Pianoforte invece trova in questo genere di musica tutta la difficoltà. Le specialità della prima sono, per bisogno del suo organismo, le note tenute, e del secondo invece la rapida siccessione delle note e l'agilità.

La unione della Fisarmonica all' Organo è certo più conveniente perchè fra i due strumenti vi è maggiore affinità, e la dolcezza di qualche registro a linguette non può facilmente trovarsi colle canne, ma col Pianoforte, a menochè non si suoni ora l'uno ora l'altro strumento colla medesima tastiera, non ha alcuna comodità e mai un'importanza estetica ; e la considerazione da offrirgli non si spinge più oltre di quella che può meritare un oggetto, che per qualche nuova combinazione, può servire di vago e leggiadro ornamento nella galleria di una Signora.

Tutto questo però non pregiudica a che il signor Fummo abbia fabbricati un buon Pianoforte e una buona Fisarmonica e gli abbia assieme uniti con perizia di abilissimo fabbricatore. Il valore del Piano-Melodio dopo quanto abbiam detto, per la virtù del fabbricante, rimane lo stesso: le nostre ultime osservazioni non si riferiscono a lui artefice abilissimo, ma a chi segnava nel suo lavoro ciò che egli non poteva neppure aver preteso di fare.

Vi sarebbe adesso un'altra questione, della quale si sono occupati alacremente i Giornali, quella del premio che al Fummo non è stato conferito. Il nostro mandato è solo di render conto degli oggetti esposti nell' interesse economico e industriale della Nazione, e non di far polemiche, ma se ci può esser permesso di notare a gloria del vero un semplice fatto, diremo che moltissimi oggetti, e di assai minor pregio di quello esposto dal Fummo, sono stati premiati.

Questo a debito di giustizia, di verità, e di coscienza. A. C. P. " La esposizione italiana del 1861 giornale con 190 incisioni e con gli atti ..., 1861, p. 121-122

1862

LONDRA - "We must finally say of the organ, and register and repetition piano of M. Marzolo, which astonishes even the boldest investigators of marvels by the elegance and precision with which they have resolved a problem which, before his time, had been deemed impracticable; and we may add one word upon the melodium piano of M. Fummo, wbo has combined the action of the piano and the harmonium with separate keys, but which, like many others, although marked in the English Official Catalogue, does not appear in the Exhibition." Official Descriptive Catalogue - Kingdom of Italy, 1862, p. 235

LONDRA - "1269. Fummo, A. Naples. - Piano-melodium with two rows of keys, vertical piano-melodium, new kind of flute." The illustrated catalogue of the industrial department, International exhibition, 1862, p. 14


1867

PARIGI - "29. Fummo (Cère Antoine), à Naples. - Piano-melodium; sistre à clavier portatif pour musique militaire et orchestre." Catalogue général : Exposition Universelle de 1867 à Paris, Volume 1, 1867, p. 126

PARIGI - "Fummo chev. Antoine, Naples. — Piano-Mélodium vertical à un seul clavier. — Vinno-Mélodium à queue à un seul clavier. — Sistre à clavier portatif pour musique militaire et orchestre." Expo Parigi - L'Italie économique, avec un aperçu des industries italiennes à l'Exposition ...‎, 1867


1870

NAPOLI - ""AUTOPIANO - DI ANTONIO FUMMO - RELAZIONE - letta nella tornata del 22 di dicembre 1870.

Signor Presidente

Da questo Istituto, ci pervennero, con poco tempo frapposto dall' uno all'altro, due uffizii, risguardanti due pianoforti di particolar tessitura, lavorati dall'artista Antonio Fummo, e da lui appellati Autopiano, inquantochè il pianoforte porta nel suo corpo un cilindro, il quale allorchè è girato da mano qualunque, muove il suono dalle medesime corde del pianoforte: Queste parole bastano a significar la cosa in idea generale, ma non mostrano nulla dell'individuo, e del suo merito; il che all'Accademia importa di sapere, per non errarne la stima.

Era già qualche anno che fra noi Antonio Fummo non compariva a far ricordo di sè coi suoi pregevoli trovati nell'arte di far pianoforti. Tutti i socii, da pochi in fuori, che sono i più recenti, non debbono aver obbliate le iterate pruove del suo ferace ingegno artistico, nel dare a quello strumento, nell'ambito di breve tempo, tal dote, che pareva incompatibile colla natura di esso, e vogliamo dire della dolcissima melodia. E quesla con niente altro, che incarnargli lo strumento melodico sotto la medesima virtù movente della tastiera, guidata dalla mano e mente del sonatore: quasi nuova sirena incantatrice, arrendevole sempre a chi la sa toccare.

Il Fummo recò il suo pianomelodico alla Mostra pubblica apertasi in Firenze nel 1861. Ivi era una maraviglia a vedere quella gran gente che si arrotava per le sale, ammirando gl' innumerevoli parti dell' ingegno e della mano, riscuotersi tutta al tocco dello strumento di Fummo, e correre verso di quello a calca, per bearsi di quel suono soave.

Dipoi il Fummo corse l'Italia e la Francia col suo pianomelodico, e dovunque fu, eccitò incantevol diletto. In Torino il Re lo fregiò dell'ordine cavalleresco dei SS. Maurizio e Lazzaro, colla giunta del grado militare di Colonnello e dell' onore della divisa, con altri titoli di minore importanza.

Dopo tali contrassegni universali di soddisfazione, e di riconoscenza verso il Fummo, pel suo inestimabile strumento, che altro gli rimaneva ad escogitare di più, se non rendere il pianoforte accessibile, ed alla mano di gentiluomini mezzanamente agiati ?

Egli rifletteva che nelle veglie familiari, oltre al canto più facilmente si balla. Il che non si può fare senza il suono di uno strumento. Intanto il pianoforte è in casa, e tuttavia manca il sonatore. Ecco una spesa considerevole fatta, ed ora al bisogno non serve.

E non sarebbe gran sodisfazione ed agio, qualora si potesse avere dal pianoforte, come sta, il suono di una contraddanza, di un valser, di una polca, da chicchessia, sol che sapesse girare un manubrio? Tanto meditava il Fummo e tanto esegui.

Voi, onorandissimi colleghi, non udiste descrizioni, non vedeste disegni nè modelli, ma il pianoforte bello e compiuto, in questa sala, sotto i vostri sguardi, aperto nelle sue viscere al minuto esame di chi era vago d'internarsi nella tela di sua costruzione.

Era insomma un pianoforte verticale degli usuali, cui era congiunto un cilindro nella cui superficie erano disposte un certo numero di sonate, secondo l'uso ordinario, quante ne poteva ammettere lo spazio tra martellina e martellina. Chi ne volesse di più, altri cilindri converrebbe avere.

La forma delle parti componenti il tutto della macchina, ed il loro legame rispettivo, non può essere rappresentato a parole, perciocchè non sono sufficienti in una corrente lettura. Ma, se poniamo da banda i minuti ed intrigati particolari, non lasceremo di porgere alla vostra immaginativa il conveniente a formarsi uno schizzo delle cose più necessarie.

Il Fummo recò in quest'Accademia due volte il pianoforte col cilindro annesso, alquanto diversi l'uno dall' altro; e questa diversità è mestieri di notare.

Il primo venne nella seconda tornata del settembre prossimo passato, il secondo nella prima di questo mese che corre. Ambidue simili nella forma esteriore, e nella grandezza. Senonchè il primo è nella cassa più alto e meno fondo; nell'altro il contrario; e la ragione è questa.

Nel primo il cilindro sia coricato sull'alto da destra a sinistra, e tiene a sè inferiore la rastrelliera delle martelline che ne dipendono, e che situate dinanzi alle corde, le picchiano in quel luogo medesimo, dove hanno a far lo stesso le martelline che appartengono alla tastiera.

Nel secondo, il cilindro, armato delle sue martelline, è allogato dietro alle corde, le quali sono da quelle battute da quel lato; dove nell'opposto esercitano il medesimo incarico quelle della tastiera.

Quindi, nel primo, il luogo che occupa il cilindro colle sue dipendenze è di sopra a tutto il resto della macchina; nel secondo è dietro ed in basso. Per la positura ed online delle parti annesse al cilindro primo, le martelline si trovano per sito dinanzi alle corde ed ai bischeri, alle cui teste sono esse avvolte con l'uno de'capi.

Or quando accade doversi le corde accordare, è. necessità scostare lo impedimento, ed a questo uopo il cilindro colle martelline ed i loro annessi, attaccati al cielo della cassa, si riversano con esso indietro, e sgombrano il luogo, per rioccuparlo finito il bisogno.

Per la detta condizione di costrutlura, due altre esigenze vi erano ancora ad assolvere; l'una è, che quando accade di aversi a sonare col cilindro, poichè le martelline della tastiera sono più frequenti all'esercizio loro, stanno sempre al loro posto preparate, che non vi sono quelle del cilindro; il quale se debbe entrare in azione, le sue martelline nell'andare a percuotere le corde inciamperebbero in quelle della tastiera al loro sito.

Per la qual cosa hannosi queste a tirarsi indietro quanto bisogna a lasciar libero il passo a quelle, e ciò si conseguisce col girare alcun poco una maniglia, che siede nel mezzo ed in alto, in fronte della cassa.

La qual maniglia è unita ad un proprio ordigno comunicante colle martelline della tastiera. L'altra esigenza è: nel pianoforte verticale le corde sono appiccate sopra telaio fisso; la giunta del cilindro richiede che fosse mobile; perciocchè in caso di rottura di corda, a rimetter la sana, non si poteva senza rimuovere il telaio. Col cilindro situato dietro, le due esigenze sono evitate.

Benchè nel primo pianoforte col cilindro gl'intenti principali si fossero bene ottenuti; laddove un mezzano ingegno sarebbesi soddisfatto dell'opera sua, e più oltre non sarebbe andato; una intelligenza più sottile non avrebbe mai levato l'occhio dalla perfezione in idea; cioè, fine intero, e mezzi per attingerlo più semplici e più pochi.

Tanto vediamo essere avvenuto in Fummo, e non è la prima volta. Egli non usciva appena di queste mura, che già all' occhio della sua mente traspariva il da fare, e tra poco il vedeva chiaro, e presto si poneva all'opera; e senza raccoglier fiato le dava termine e qui la recava.

Nel secondo pianoforte il Fummo levò via i sopra mentovati artifizii, e ridusse il cilindro in luogo suo proprio, e talmente, da poter esser tirato fuori della cassa, nelle occorrenze, solo con tutto il suo corredo, e non disturbare l'integrità del pianoforte nel suo essere, e nelle sue funzioni, col quale non gli rimase di comune che le corde e lo smorzo] cioè quell' ordigno destinato a troncare le vibrazioni delle corde sonanti, che fanno quel ronzio dopo il primo suono scolpito; e cosi impedire il frastuono.

Ebbe di più a sè in proprio il potere a volontà rendere piano il suono, non già coi mezzi usuali ne'pianoforti, bensi con uno nuovo e più razionale, quanto semplice.

E questo è dare all'uopo più breve corsa alla martellina percotente. Ed invero nelle condizioni come sono organizzate le martelline rispetto alle corde da dover picchiare, quanto meno sono da loro lontane, tanto è minore il momento percossivo con che le vanno a battere; onde il suono piano è più debole nell'intensione, ma non meno preciso e chiaro del forte.

Ancora piacque al Fummo di lusingare un poco la morbidezza de' moderni sibariti. Egli venia pensando, che nel ballare si suol passare di tanto in tanto da una maniera di danza ad un altra.

Ora, sonando col cilindro, nel mutar sonata, è inevitabile il far sosta un poco, per disporlo all'altro suono successivo. Laonde, per non dare disagio alle dame ed ai cavalieri col fargli aspettare cosi ritti, egli si lambiccò il cervello, e trovò modo di non frapporre tra una sonata, e l'altra, che una pausa, senza turbar forse quanto porta l'intervallo musicale di una battuta.

Il cilindro può esser girato, applicando il manubrio di lato alla cassa, ed egualmente di dietro.

Da ultimo il Fummo non volle fare ingiuria al pianoforte a coda, e lo ha fornito eziandio del suo cilindro, adagiatolo al di sopra delle corde, accomodandovi tutta la sua suppellettile, secondo la condizione e forma dello strumento.

Insomma, poichè al secondo pianoforte, o Autopiano del Fummo, non possiamo negare la superiorità sul primo per semplicità e disposizione di parti, e perciò meno soggetto ai guasti del tempo e dell' uso; tuttavia non ci è lecito scemare al primo il suo valore, rispetto al fine.

Se non ci siamo fatti addentro nella descrizione degli artifizii, ce ne scusa la loro complicazione, la brevità di un rapporto, ed il dovere di non abusare della vostra pazienza. Comprendiamo bene che la vostra estimativa non è stata, per la brevità del nostro dire, a sodisfazione nutrita; colpa della natura della cosa, e della insufficienza delle nostre parole.

Non pertanto, ricordando quanto Antonio Fummo si è travagliato da dieci anni in qua intorno al pianoforte, testimonii questo Istituto, e le genti di Italia, e di Francia, e suggellato dall'esperienza, siccome mostrano i documenti autentici da esso Fummo pubblicati per le stampe in un buon volume, incominciando dai Decreti Reali (e noi taciamo di altre invenzioni riguardanti il flauto traverso, il clarinetto, il sistro, ed altre fuori della rubrica musicale, delle quali tutte il nostro Istituto fu consapevole e giudice ); considerando tutto ciò, chi potrebbe mettere in forse il sommo merito del Fummo nell'arte sua, o balenare al riconoscerlo?

Adunque, da che l'Istituto fatto ora memore delle valentie passale di Fummo, ed ha avuto testè sotto gli occhj le presenti, che farà a rimeritarlo?

Quello che è nel suo potere, diciam noi; e siamo certi che non lo defrauderà della piccola medaglia d'oro. Poca cosa veramente; ma di più non puote per lo gran vacuo che v' è tra essa piccola medaglia e la grande, massima ricompensa che gli è dato di disporre. - I Commissarii, Giuliano Giordano, Nicola Laurenzano, Domenico Prebutti relatore." Atti, Istituto d'incoraggiamento alle scienze naturali, economiche e tecnologiche di Napoli, 1870, p. 253

NAPOLI - "Da ultimo il cav. Antonio Fummo, notissimo fabbricante di pianoforti, ha presentato testé un pianomelodio ed un pianoforte verticale, fatti con telai di ferro e piani di lastre di vetro. Egli vuole con ciò evitare il danno cui vanno soggetti i pianoforti di legno, quello cioè di perdere in parte la loro risonanza per cagione dell’umidità sul legno.

Il tempo e mancato alla Commissione composta dei soci Presutti, Zannotti e Corsi per farne rapporto, sebbene si possa fin da ora prevedere che i mentovati istrumenti, per la sperimentata valentia del Fummo, non potranno non incontrare favorevole accoglienza dall’Istituto. Cosi del pari parecchi altri rapporti non hanno potuto leggersi per mancanza di tempo; essi faranno parte de’ lavori accademici del corrente anno." Atti del R. Istituto d'incoraggiamento di Napoli, Volumes 23-25, 1872, p. 23-24

NAPOLI - "Il cav. Antonio Fummo, noto all'Istituto ed al pubblico napolitano da lunghi anni per i suoi pregevoli trovati nell'arte di fabbricar pianoforti, ne fece vedere uno, non ha molto tempo, da lui distinto col nome di Autopiano, perocchè porta nel suo interno un cilindro il quale, girato da una mano qualunque, produce il suono dalle medesime corde del pianoforte. Un pianoforte è inutile mobile senza il suonatore.

Intanto per passatempo si canta non solo nelle veglie familiari, ma si ancora si balla ; ed il novello istrumento del Fummo permette che, girando un manubrio, si possa ottenere dall'ordinario pianoforte le suonate indispensabili al ballo. L'Istituto conferi al cav. Fummo, a questo instancabile artefice, conformemente alle proposte de' commessari Presutti, Giordano e Laurenzano, la piccola medaglia di oro." Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento di Napoli, 1872, p. 9


1873

VIENNA - "M. Fummo cav. Antonio, Napoli. - Pianoforte verticale denominato Piro-Anto-Piano-Melodio-Sistro. Pianoforte di ferro e cristalli. [3108.]" Atti ufficiali della esposizione universale di Vienna del 1873 catalogo, 1873, p. 150

Per i riferimenti, vedere la pagina
Fabbricanti di pianoforti in italia tra 1700 e 1849


 © Copyright all rights reserved